Ambito Famiglia Salesiana

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sábado, 1 de septiembre de 2018

«Custodire l'intera creazione Un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere»

«Custodire l'intera creazione
Un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere» 

Siamo invitati a rileggere la Enciclica Laudato Sì e a lasciaci toccare della spiritualità ecologica che è dentro per trasformare la nostra vita spirituale e sacramentale che non può non tener conto di tutto il creato. Perché lo Spirito agisce in ogni elemento del universo, e riempie tutto il cosmo con la gloria e l’energia di Dio, e anima i nostri cuori a cercare sempre il buono, il giusto e la bellezza. Lo Spirito ci spinge ad essere parte attiva e creativa della creazione e ci fa prendere coscienza della nostra corresponsabilità nel prenderci cura della nostra casa comune .
Per questo motivo, condividiamo con voi questo sussidio sulla Enciclica, sappiamo che ci sono tanti scritti sul tema, ma ci e sembrato opportuno condividere come lungo il magistero del Papa Francesco il tema ecologico sta sempre presente e la Enciclica è soltanto il culmine del su desiderio.


Francesco: custodia e armonia

Da due anni a questa parte, fin dall'inizio del suo Pontificato, Papa Francesco ha aggiunto la sua voce, la voce della Chiesa universale, alla discussione mondiale più recente. Con il suo linguaggio efficace e diretto non ha esitato ad affermare: «In larga parte è l'uomo che prende a schiaffi la natura, continuamente. Noi ci siamo un po' impadroniti della natura, della sorella terra, della madre terra. Mi ricordo, voi avete già sentito questo, quello che un vecchio contadino una volta mi ha detto: "Dio perdona sempre, noi - gli uomini - perdoniamo alcune volte, la natura non perdona mai". Se tu la prendi a schiaffi, lei lo fa a sua volta» (Conferenza stampa nel volo verso Manila durante il suo Viaggio apostolico nello Sri Lanka e nelle Filippine, 15 gennaio 2015).

Nel suo magistero, appare chiara sin dall'inizio una visione globale, olistica, in continuità con i suoi predecessori. Esseri umani, natura e ambiente, creazione e società sono tra loro collegati: «Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme» (Udienza generale, 5 giugno 2013). Leggendo i suoi interventi, si nota in particolare che egli ha una visione antropologica, ma non antropocentrica nel senso riduttivo del termine. Una sua parola chiave è «armonia», più ampia di «riconciliazione» e capace di estendersi a tutte le creature. L'armonia infatti riguarda tutto il creato nel suo insieme e nelle relazioni tra esseri viventi. Ed è un dono di Dio.
Così ha affermato Francesco nell'udienza generale del 22 aprile 2015, in cui si celebrava la «Giornata dalla Terra»: «Esorto tutti a vedere il inondo con gli occhi di Dio creatore: la terra è l'ambiente da custodire e il giardino da coltivare. La relazione degli uomini con la natura non sia guidata dall'avidità, dal manipolare e dallo sfruttare, ma conservi l'armonia divina tra le creature e il creato nella logica del rispetto e della cura, per metterla a servizio dei fratelli, anche delle generazioni future».
Questa visione ampia, attenta alle «relazioni» e non solo all'uomo inteso come «centro», si interroga su quale impatto il progresso economico, le nuove tecnologie e il sistema finanziario abbiano sugli esseri umani e sull'ambiente: «E il pericolo è grave - ha proseguito il Papa nell'Udienza del 5 giugno 2013 - perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero... ma il sistema continua come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un'economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne, noi abbiamo questo compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la "cultura dello scarto"».

Un concetto chiave di Papa Francesco, ripetuto più volte sin dalla Messa di inaugurazione del suo ministero petrino, è quello della «custodia» della terra, avendo come riferimento il «Sia!» creativo di Dio, da una parte, e la lode al creato di Francesco d'Assisi, dall'altra.
Proprio con queste parole il Papa ha, infatti, avviato il suo Pontificato il 19 marzo 2013: «La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l'intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d'Assisi: è l'avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo». Da qui l'invito: «Siamo "custodi" della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell'altro, dell'ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!». Il «dominio» sulla terra che Dio garantisce all'uomo non è quello del padrone, che è Dio solo, Signore del cielo e della terra, ma quello della custodia e dell'amministrazione. I buoni amministratori trattano la natura con rispetto, che genera uno stile di vita semplice e sobrio, che contribuirà a preservare l'ambiente per le generazioni future.

Papa Francesco ha ripreso queste prime parole da Pontefice nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium (EG) (24 novembre 2013): «Come esseri umani non siamo dei meri beneficiari, ma custodi delle altre creature. Mediante la nostra realtà corporea, Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l'estinzione di una specie come fosse una mutilazione. Non lasciamo che al nostro passaggio rimangano segni di distruzione e di morte che colpiscono la nostra vita e quella delle future generazioni» (EG 215). La condanna del sistema «che tende a fagocitare tutto al fine di accrescere i benefici» è netta, perché in esso «qualunque cosa che sia fragile, come l'ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta» (EG 56). Dunque, «questa è la prima risposta alla prima creazione: custodire il Creato, farlo crescere» (Omelia, Santa Marta, 9 febbraio 2015).

Aggiungendo alla voce dei suoi predecessori la sua - e nella forma specifica dell'Enciclica -, Papa Francesco solleva domande e ragionamenti. Confidiamo che molti, accogliendo la sfida in termini di fede e di scelte operative, saranno profondamente grati del fatto che un leader mondiale abbia avuto il coraggio di richiamare tutti a un futuro più sostenibile e inclusivo. E il richiamo di Francesco non è affatto debole, ma sferzante, come lo è stato in occasione della Conferenza di Lima (27 novembre 2014): «Il tempo per trovare soluzioni globali si sta esaurendo. Possiamo trovare soluzioni adeguate soltanto se agiremo insieme e concordi. Esiste pertanto un chiaro, definitivo e improrogabile imperativo etico di agire».

La Chiesa non è una «ong verde»

Alcuni discutono se la Chiesa in generale, e in particolare il Papa, debbano entrare nel merito del dibattito. Quelli più contrari a determinate scoperte scientifiche sul cambiamento climatico sembrano anche i più favorevoli al continuo sfruttamento dei combustibili fossili.  Si potrebbe argomentare che il Papa ha cose più importanti dell'ambiente di cui preoccuparsi. Il suo compito di pastore dovrebbe essere - dicono - la salvezza delle anime. Qualcuno potrebbe pensare che la fede sia un'aggiunta opzionale all'impegno ecologico, cosa per altro smentita da tutti gli ultimi Pontefici: sarebbe come dire che le fondamenta sono un'aggiunta opzionale di un edificio. Infatti è per fede che sappiamo che siamo «creature» e non i prodotti accidentali o fortuiti di forze cieche o coincidenze casuali.

Questa preoccupazione non trasforma la Chiesa in una «ong verde». Al contrario, dobbiamo ripetere con il Concilio che ai nostri giorni l'umanità «pone ansiosi interrogativi» sull'attuale evoluzione del mondo, sul posto e sul compito dell'uomo nell'universo, sul senso dei propri sforzi individuali e collettivi, ed ancora sul fine ultimo delle cose e degli uomini» (Gaudium et spes, n. 3). Per questo occorre instaurare «un dialogo su quei tanti problemi, portando la luce che trae dal Vangelo e mettendo a disposizione del genere umano le energie di salvezza che la Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, riceve dal suo Fondatore. Si tratta di salvare la persona dell'uomo e di edificare la società umana» (ivi).
La preoccupazione per l'ecologia umana e ambientale mostra una dimensione fondamentale della fede così come viene vissuta oggi per la salvezza dell'uomo e per la costruzione del vivere sociale. Si delinea dunque come parte della dottrina sociale della Chiesa. Per questo oggi è giunto il momento di avere una Lettera enciclica intera - e non più solamente alcuni paragrafi di essa -sul tema ecologico.
Oggi sappiamo molte cose sull'ambiente. Sono state realizzate molte ricerche. E anche se non siamo d'accordo su alcuni risultati, l'inquinamento dei fiumi e dei laghi, le monocolture che distruggono terra e mezzi di sussistenza, la morte di così tante specie causate dal progresso umano, sono tutte cose evidenti, che hanno bisogno di un'attenzione specifica dei fedeli. Tutte queste analisi devono essere viste dal credente in una prospettiva cristiana. In realtà, dopo il Messaggio del 1990 di san Giovanni Paolo II, la questione non è più se i cattolici debbano affrontare questioni di ecologia in una prospettiva di fede. La vera domanda che si pongono tutte le società, comprese le comunità cristiane, riguarda il come bisognerebbe farlo.

La scienza ha fatto del suo meglio, raccogliendo quanti più dati possibile, avviando collaborazioni tra molti saperi specializzati, mettendo in comune le reciproche competenze, arrivando a un'opinione unanime e dando suggerimenti. Le domande sono numerose. Il cambiamento climatico è antropogenico, dovuto cioè all'uomo? O è un processo ciclico della natura? O è probabilmente causato da entrambi?
E, qualunque sia la causa, si può fare qualcosa? È incontestabile il fatto che il nostro pianeta si stia riscaldando.
In effetti, il Rapporto di sintesi del Gruppo intergovernatívo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Ipcc) del novembre 2014 è stato molto severo. Thomas Stocker, il co-presidente del Gruppo di Lavoro 1 dell'Ipcc, ha così commentato: «La nostra valutazione riconosce che l'atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la quantità di neve e ghiaccio si è ridotta, il livello del mare è aumentato e la concentrazione di anidride carbonica ha raggiunto un livello senza precedenti almeno negli ultimi 800.000 anni» (http:// www.un.org). Questa è l'opinione unanime di oltre 800 scienziati dell'Ipcc, e rappresenta una sfida enorme. Ora tocca a tutti, pur essendo in maggioranza non scienziati, tirare le conclusioni e agire.
Papa Francesco, preparando la sua Enciclica, affronta la sfida, riconoscendo adeguatamente il punto di vista scientifico sul cambiamento climatico, le sue cause e conseguenze, e i rimedi necessari. Il leader della principale religione del mondo si avvarrà della sua fede, dell'insegnamento della Chiesa, e delle migliori informazioni e dei migliori consigli a disposizione, dimostrando che è nostro compito raccogliere e vagliare informazioni, giudicare, prendere decisioni e agire. Questo il suo obiettivo: non soltanto fare speculazione né sposare questa o quella teoria, ma invitare gli uomini di buona volontà a considerare bene le loro responsabilità per le generazioni future, e ad agire di conseguenza. I credenti hanno un motivo in più per essere buoni amministratori del dono della creazione, perché sanno che si tratta di un dono di Dio. Non è necessario essere studiosi del clima per adempiere alle proprie responsabilità ambientali come credenti che abitano la terra. Il dibattito poi sarà benvenuto.
Non si tratta qui di fare campagne per salvare qualche rara specie animale o vegetale - cosa di per sé importante -, ma di assicurare che centinaia di milioni di persone abbiano acqua pulita da bere e aria pulita da respirare. Questa è una grave responsabilità morale alla quale non è più possibile sottrarsi. La mancata risposta sarebbe un peccato di missione.
Tocca a noi cominciare il cambio, tocca a noi come Associazioni cristiane e salesiane metterci insieme per cercare le migliore soluzioni, perché a come dice Papa Francesco: «Il tempo per trovare soluzioni globali si sta esaurendo. Possiamo trovare soluzioni adeguate soltanto se agiremo insieme e concordi. Esiste pertanto un chiaro, definitivo e improrogabile imperativo etico di agire».
Per tanto, è urgente fare un processo di conversione continua e di autentica umanizzazione e questo richiede da parte nostro un atteggiamento di umiltà e misericordia a livello personale, con gli altri e con tutto l’universo.
CI DOMANDIAMO:

In quale condizione ci poniamo davanti a queste sfide dell'ecologia?
Quali atteggiamenti possiamo rafforzare a livello personale per continuare il processo di conversione ecologica?
Quale “linea di azione” possiamo assumere come Associazione per continuare il processo di formazione alla cittadinanza ecologica?